Nata nel 2014 da un'idea di Jeremy Burge, fondatore dell'Emojipedia, ogni 17 luglio si festeggia la Giornata Mondiale delle Emoji: le famosissime faccine gialle, con cui personalizziamo i nostri messaggi ed esprimiamo stati d'animo come la gioia, la sorpresa, la tristezza, ecc.
Questi elementi, in effetti, ci aiutano a rafforzare il senso delle parole che scriviamo e a renderlo più immediato e intuitivo. Non è raro che un testo assuma un significato del tutto diverso grazie a una particolare emoji! La chiara dimostrazione di quanto il fattore grafico e visivo sia importante ai fini di una corretta comunicazione, soprattutto quando si tratta di messaggistica istantanea.
Ma perché la Giornata Mondiale delle Emoji si celebra il 17 luglio?
Semplice: sull'emoji del calendarietto è riportata proprio questa data. Nient'altro che una convenzione, che però ha permesso di istituire un evento in onore delle tanto amate faccine.
Riguardo le emoji sono stati effettuati dei sondaggi, i quali provano che un numero sempre più elevato di persone le utilizza per arricchire i messaggi (o addirittura per riassumere interi concetti: un'unica faccina per dire "ti mando un bacio", "mi hai fatto arrabbiare", "sono felice" e così via).
Questo non vuol dire porre in secondo piano la parola scritta, ma far sì che la comunicazione sia più rapida e comprensibile. Le faccine possono persino indicare un determinato tono di voce, che il destinatario deve immaginare quando legge il testo.
Le emoji servono a limitare i fraintendimenti, che a volte si verificano con i messaggi tramite app, e a scherzare con l'interlocutore. Sono popolari specialmente tra i giovani, e stanno diventando un autentico mezzo di connessione. Per questo è stata dedicata loro una Giornata Mondiale!
Come nascono le emoji?
Sembra che la prima sia stata realizzata dal giapponese Shigetaka Kurita verso la fine degli anni '90. Poco dopo è stato creato un set con 172 emoji, adoperate nell'i-mode - la piattaforma originaria che collegava i cellulari a internet.
Lo stesso vocabolo "emoji" deriva dal giapponese, più precisamente dall'unione dei termini "immagine" e "carattere di scrittura"!
Man mano, nel corso degli anni, questi simboli si sono evoluti. Prima erano in bianco e nero, ora sono colorati; la loro quantità è aumentata in maniera esponenziale, in particolare dopo l'avvento degli smartphone e degli iPhone. Tra l'altro le emoji sono impiegate non solo nelle conversazioni private, ma anche in quelle di lavoro.
Una curiosità: attualmente, le emoji esistenti sono all'incirca 1.800. Variano in base all'espressione, alla tonalità della pelle, al sesso, ad accessori come cappellini e occhiali da sole.
Ci sono emoji di animali, di cibi e di bevande, di città, di oggetti e così via. Una delle più popolari è la faccina che ride, eletta come parola dell'anno dall'Oxford Dictonary nel 2015.
Non mancano le emoji animate, un must per i modelli più avanzati di cellulare. La preoccupazione di alcuni è che le faccine possano condurre a un impoverimento della lingua, ma questo si vedrà tra un po' di tempo.